La COPPIA scoppia: 10 buoni motivi per RESTARE insieme

by Arianna Arace

Riflessioni tratte dal film “Figli” di Mattia Torre, con Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea

 

“Andrà tutto bene” si ripetevano Sara e Nicola, quasi fosse più un mantra che una profonda convinzione.

In attesa del secondo figlio, la gioia sembrava mescolarsi a una dolceamara consapevolezza che tutto sarebbe cambiato. E di fatto la nascita del piccolo Pietro sconquasserà con prepotenza la vita equilibrata della sua famiglia, scardinando per sempre un ordinario e consolidato tran tran quotidiano.

Ogni cosa verrà rimessa in discussione, l’amore stesso di Sara e Nicola vacillerà sotto i colpi di un balletto crescente di “j’accuse”, desideri di evasione e tentazioni. Anche l’affannosa ricerca di aiuti esterni – nonni, babysitter, pediatra, amici – non li aiuterà nello sforzo di rimettere le pezze a una storia destinata a naufragare.

Solo fermandosi e guardandosi negli occhi, Sara e Nicola capiranno che strada vorranno ancora percorrere.

 

Questa è la trama del film “Figli” che esce in tutte le sale cinematografiche dal 23 gennaio.

L’ultimo capolavoro di Mattia Torre, amato sceneggiatore prematuramente scomparso nel luglio 2019, e diretto con bravura da Giuseppe Bonito.

Un cast di attori, capitanati dagli eccezionali Paola Cortellesi (Sara) e Valerio Mastandrea (Nicola) che hanno saputo con maestria regalarci uno spaccato di vita vera, reale di quanto ci succeda quando diventiamo mamma e papà un’altra volta.

Un film “specchio” che restituisce un riconoscimento alla storia di tutti noi che abbiamo vissuto e stiamo vivendo le fatiche, la complessità, il carico di responsabilità dell’essere genitori.

Un modo, talvolta surreale, di raccontare delle verità iperrealistiche e vi assicuro che le risate e la comicità sono garantite dall’inizio fino alla fine, con quell’assurda quanto mai pura sensazione di “Oddio! Ma sono io”.

Ho avuto la fortuna, grazie a FattoreMamma, di essere invitata a Milano all’anteprima del film e pur non conoscendo la storia, ho trascinato con me mio marito. Un po’ per l’idea di ritagliarci un paio di ore nel far qualcosa di “diverso”, io e lui s’intende. Un po’ perché mi dicevo “ci potrebbe far bene”.

Nessun’altra scelta avrebbe potuto essere più vincente, e il successivo incontro avuto con i protagonisti del film Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea, il regista Bonito e i moderatori Luca Mazzucchelli, psicologo, e Jolanda Restano la co-fondatrice di FattoreMamma, ha regalato al suo pubblico moltissime riflessioni e spunti.

Mi piace poter condividere con voi il mio piccolo bagaglio di nuove “saggezze” acquisite emerse sia dal film che dal confronto. In qualche modo spero possano aiutare ad aprire varchi nella propria mente e nel cuore, laddove spesso ci si sente completamente avviluppati da un vortice di nervosismi, parole, sacrifici che non lasciano né il tempo di respirare, né la speranza che un giorno tutto possa cambiare.

Sono consapevole che non basta potersi dire delle cose perché una situazione migliori, non funziona di certo come una bacchetta magica. Solo con la voglia di guardarsi un po’ dentro e di trovare la forza di allungare la mano per cercare quella dell’altro, si può fare la differenza.

Eppure con il nostro compagno, compagna che abbiamo scelto per affiancarci nella vita, ce la possiamo fare. Possiamo ancora ritrovarci e sorreggerci, invece di cedere sempre di più il passo al disconoscimento e quindi al rifiuto definitivo della nostra coppia.

 

“ANDRA’ TUTTO BENE” perché:

  1. Comunicare è la cosa più difficile. Il problema però non sono le persone, tutto alla fine si riduce a una difficoltà di comunicazione. Le parole non sono mai solo “strumenti” del nostro linguaggio, ma esse celano emozioni e mondi interiori, la cui intensità non garantisce di poter sempre veicolare messaggi che saranno poi sufficientemente compresi dal nostro interlocutore. Pensiamo a quanto “non detto” c’è dietro alle nostre parole, ma anche a quanto ci aspettiamo che dall’altra parta ci sia la capacità di leggere oltre alle righe?
  2. Ascoltare, fondamentale caposaldo di una relazione umana. Davvero siamo capaci di ascoltare ciò che ci sta dicendo l’altro? Il problema è che maggior parte delle volte non siamo disposti ad accogliere il pensiero, la visione di chi ci parla. Soprattutto se è diverso da ciò che pensiamo. Fare un passetto fuori da noi ci potrebbe portare a fare dei cambiamenti nella nostra mentalità, e non è proprio forse questo che ci spaventa di più? Come se la possibilità di cambiare idea su una determinata situazione potesse in qualche modo incrinare la nostra identità. Mettersi in ascolto invece fa parte di un altro importantissimo punto nella relazione di coppia:
  3. Riconoscere quello che il partner fa. Quando si diventa genitori, come se non bastasse già tutto il resto, siamo pervasi da un profondo senso di inadeguatezza. Lo sente tanto la mamma, quanto forse ancor di più il papà. Se in qualche modo, in noi donne, l’accudimento è istintivamente presente, nell’uomo è un qualcosa che dev’essere favorito attivamente. Essere presente, conoscere il proprio figlio, interagire con lui fisicamente, condividere esperienze può riscattare il papà da secoli in cui esso ha avuto un ruolo più marginale e apportare un grosso beneficio nella crescita sana ed equilibrata del proprio figlio. Tacitamente un padre, molto spesso, si sentirà “non all’altezza del suo ruolo”, ma sicuramente se gli ricorderemo che anche lui è fondamentale, questo lo aiuterà a sentirsi gratificato e importante, senza necessariamente dover indossare una tutina da super-eroe. Allo stesso modo:
  4. Riconoscere i grandi sacrifici e sforzi, che spesso sono dati per scontati. Alzi la mano quella mamma che non si è mai sentita così…. “scontata”?! Penso che questo sia uno dei pezzi forti della nostra battaglia quotidiana contro i mulini di una stanchezza soverchiante, di compagni che a volte non ci capiscono (o ci “leggono”), di aiuti aspettati/sperati che puntualmente non arrivano mai. Come se le mamme potessero tutto ed effettivamente fossero delle supereroine capaci di fare e pensare qualsiasi cosa… Come se non esaurissero mai le batterie. Siamo invece dannatamente umane, ma sfidiamo i nostri limiti, perché tutto sia perfetto, perché tutti siano soddisfatti. Tranne noi. Che abbiamo perso la capacità talvolta di sorridere a cuor leggero, di sprofondare su un divano a non fare nulla, di prenderci degli spazi tutti nostri. L’espressione della Cortellesi mentre guarda gli “altri” che vanno via da casa al mattino – al lavoro, a scuola – credo che me la sia sentita bruciare dentro. Non è la pacca sulla spalla che ci aspettiamo per dire “brava, bel lavoro”… è qualcosa di più. E’ un abbraccio che ti ingloba come voler dire “ti sorreggo io, ora”. E’ capire che se non saltiamo di gioia quando vi vediamo, è perché ci sentiamo schiacciate da troppo tempo dagli impegni, i doveri e le responsabilità. Aiutateci ogni tanto a prenderci cura anche di noi stesse, quando vedete che esageriamo un po’. Aiutateci a staccare. Aiutateci a ritrovare il senso di tutto il nostro sacrificio, perché per noi non è sempre così scontato.
  5. Abbiamo bisogno, dunque, di “ESSERE VISTI”. Un punto che si ricollega profondamente ai due precedenti, ma che richiama un altro importante aspetto della coppia: l’attenzione che diamo al nostro partner. Quanto spesso abbiamo la sensazione che il nostro compagno o compagna sia fisicamente presente, ma non sia davvero lì con noi e per noi. E’ normale che i tanti pensieri di due genitori “portino via” la mente, di qualsiasi natura essi siano. Essere visti è un qualcosa che ci accompagna fin dalla nostra nascita ed è fondamentale per il nostro benessere fisico e mentale. Darsi attenzione reciprocamente, “vederci” per quello che siamo e riconoscere il nostro impegno quotidiano, è ciò che ci aiuta a sentirci intimamente vicini, cuore a cuore, mente a mente. Ci aiuta a sentirci meno soli in questo caos che, in generale, è la vita e a sentire che siamo uniti, una squadra.
  6. Accettarsi. Qualche giorno fa, un’amica di origini orientali, simpaticamente mi ha raccontato una storiella, dove il perno attorno a cui ruota ogni cosa è proprio l’accettazione. In fondo ci si è scelti, e qualche buon motivo ci dev’essere stato. Poi, comunemente, dal vedere le cose belle del nostro compagno, si è passati al “ma ha anche dei difetti”!! Già, come tutti. Ma come tutti, siamo propensi e riconoscere quelli altrui e così nascono i tentativi, e i conseguenti fallimenti, del voler far cambiare. Invece dovremmo avere il coraggio di inglobare, comprendere, attivare la pazienza e la fiducia. Mantenere un saldo rapporto di coppia è faticoso, saper accettare l’altro nel suo modo di essere è maturo.
  7. Lo stress è qualcosa che esiste e naturalmente fa parte di noi. Etimologicamente indica lo ‘sforzo’. E per cosa noi compiamo uno sforzo? Per qualcosa che riteniamo importante. Proprio come ci suggerisce lo psicologo Mazzucchelli, attraverso una sorta di slang, “se non ti stressa, è perché non ti interessa”. Quando ci sentiamo stressati, come succede benissimo in un rapporto di coppia, è in realtà perché a quella cosa conferiamo un grande valore e significato emotivo. Come dire… lo stress fa parte del gioco, quando la tensione e lo sforzo è rivolto a far sì che si stia bene insieme. Perché questo è il desiderio latente e vero, aldilà che poi ci si mandi a stendere.
  8. I bambini rispecchiano come sono i genitori. Non bisognerebbe mai dimenticare che i nostri figli assorbono e interiorizzano ciò che facciamo e diciamo. Il nostro rapporto di coppia costituisce le fondamenta a partire dalle quali costruirà i suoi rapporti affettivi nel futuro. Se c’è amore e accettazione nella vita di una famiglia, anche i figli impareranno a trattare allo stesso modo le persone con cui interagiranno.
  9. Un po’ più di leggerezza. Troppa ansia da prestazione genera in modo automatico insoddisfazione e tristezza. Siamo essere imperfetti in un mondo imperfetto. Nessuno detiene la verità assoluta delle cose. Imparare a fluire in modo più naturale, senza dover necessariamente avere sempre tutto sotto controllo, lasciando che anche il caso faccia un po’ il suo corso. Nella vita da genitori, dovremmo “peccare” un pò più di naturalezza e semplicità. Sempre iper-preoccupati che tutto funzioni secondo i nostri schemi mentali, e invece no. Lasciarsi guidare dal proprio istinto è il consiglio migliore di sempre.
  10. ….e alla fine il messaggio più edificante è quello di RESTARE. Quante volte si ha voglia di scappare via. Il simbolico “lancio dalla finestra” che ci accompagna nel film quasi come una sorta di leitmotiv, enfatizza il sentimento di mollare tutto e andarsene. “Che se la sbrighino senza di noi!” Non l’avete mai pensato? Eppure sapete che cosa c’è? Che si dimostra più coraggio a restare, a prendersi una mano, a guardarsi negli occhi e vedere che là in quegli incredibili abissi ci siamo proprio noi. E’ riflessa ancora la nostra immagine. E’ quella è la nostra ancora unica e possibile strada, INSIEME.

“Figli” è un film che parla di Amore, ma l’altro aspetto di questo sentimento, quello che ci fa sentire molto spesso SOLI. Quasi come se questi problemi toccassero solo noi.

E’ un elogio all’imperfezione e alla fragilità, non come difetti ma valori perché umanamente ci appartengono e abbiamo bisogno di accettarli.

E’ un film che parla di ottimismo, perché nonostante tutto, “ANDRA’ TUTTO BENE”.

 

Un consiglio dal cuore, andatelo a vedere ma andateci insieme, è più che un film. E’ una visione della vita di famiglia terapeutica e che regala un autentico momento di spessore spensierato.

Grazie a FattoreMamma di avermi dato questa possibilità, di un arricchimento nei miei pensieri e nel mio sentire che non potrà che infondere luce su tutta la mia famiglia.

con la bravissima Paola Cortellesi

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